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Costumi e società, la figura femminile
Le figure professionali al femminile del passato: medicina, avvocatura, arte e letteratura
(a cura di Giulio Raimondi)
La mostra presenta riviste e periodici che hanno presentato con linguaggi diversi la donna nei vari aspetti, interiori ed esteriori. Le riviste, però, rappresentano il prodotto e il ritratto di situazioni della società nel suo complesso, oltre che della donna nel suo particolare.
Questa bacheca è dedicata alla storia delle donne che, nei secoli passati, hanno anche loro contribuito, allo sviluppo della società: solo alcune però hanno lasciato tracce “scritte” o riferimenti precisi. Basti pensare alle pesanti limitazioni delle leggi: fino agli anni trenta la donna, anche se proprietaria di case, se sposata aveva bisogno, negli atti notarili, di essere rappresentata dal marito. Il voto politico ed amministrativo fu, conquistato solo nel 1946, ed è possibile citare tanti altri esempi. La storia, invece, ci insegna che l’attività femminile, per lo sviluppo della società, è sempre stato un elemento fondamentale. La documentazione esposta riguarda appunto l’attività della donna storicamente tramandata con documenti, libri e oggetti, di cui l’Associazione è in possesso e che naturalmente mette a disposizione degli studiosi. È bene però precisare che tutte le riviste, anche quelle con autori totalmente al maschile, si interessano di problemi femminili e scrivono sulle donne ma soltanto una piccolissima campionatura viene esposta.
Così notiamo tra le più antiche testimonianze professionali l’attività delle “chirurge” che, in età angioina, avevano avuto riconosciuta la loro competenza ad esercitare la professione medica oltre che quella ostetrica, come riportato nel volume (n° 1), “Fonti per la Storia della Medicina e della Chirurgia per il Regno di Napoli nel periodo angioino (1273-1410)” edito e a cura di Raffaele Calvanico – l’Arte Tipografica, Napoli 1962, pag 119 – “Pro Francesca Muliere, cirurgica” Re Roberto autorizza “Francesca Mulier de Vestis ad esercitare la medicina e la chirurgia Capitanata – Manfredonia 1307, 13 marzo (Reg. Cancelleria n 164q 351-t). Il famoso Salvatore de Renzi nella sua Storia della Scuola Medica Salernitana, Napoli, D’Auria ristampa, marzo 2002, pag. 194 a seguenti, pag CXXIII ricorda una ostetrica.
Dalla medicina si può passare alla poesia, alla letteratura. Nicola Gervasi nel 1814-18 pubblicò a Napoli cinque volumi sugli “Uomini Illustri del Regno di Napoli” – Nicola Gervasi calcografo, strada Gigante n°23 (ristampa anastatica Arnaldo Forni, Bologna 1978) Gervasi però ebbe il “coraggio” di inserire anche “donna illustri” come ad esempio Aurora Sanseverino, Laura Terracina, Tullia d’Aragona e la Regina Giovanna I d’Angio.
Dobbiamo però giungere nel 1919 per vedere una donna con la toga che affronta nel Tribunale di Napoli i giuristi napoletani: “Rosa Castellano, l’avvocatessa schermitrice, poetessa” in “La strenna degli avvocati“ compilata da Salvatore Ciampa e Camillo Gurgo, illustrato da Enzo Casolaro, Natale del 1932, Tipografia Miccoli.
Non mancano però esempi più o meno recenti delle più nobili professioni. C’è la pittrice Lucia Tarditi che nella rivista Regina del 1920, espone la sua arte pittorica grazie però ad un uomo Francesco Geraci.
Ci sono anche le poetesse fra le quali Giannina Milli che in occasione di feste, mostre, esposizioni nelle strenne e nei giornali dà il meglio della sua vena poetica (Serenata all’Esposizione Marittima nel Giornale Illustrato del 3 giugno 1871 n° 7, pag 56, che riporta la trascrizione con decorazioni floreali il tutto musicato dal Miceli).
Ma vorrei ricordare sopratutto l’attività delle donne che lavoravano per il bene dei ragazzi, per i giovani ciechi di ambo i sessi o operavano, ad esempio, nel quarto gruppo delle Opere pie di Napoli o a favore delle donne da riabilitare, ricoverare ed assistere. Dai volumi dell’associazione tanti altri esempi potranno essere utilizzati per la storia delle donne e quindi per la storia della nostra città. Basti pensare soprattutto a tutta la storia che si nasconde però negli archivi che per fortuna sono ancora disponibili per gli studiosi e gli storici. Anche documenti compilati da autorità che oggi possiamo definire “amministrative” come la Regia Camera della Sommaria, offrono spunti per la storia delle donne: abbiamo infatti un riconoscimento della “cittadinanza napoletana” a Maria Giuseppa Sebastiani, Duchessa di Sessa e alla sorella Maria Carmela per godere di tutte le “franchige” godute dai cittadini napoletani maschi, un privilegio quindi, che viene indirizzato a tutte le autorità, a tutti gli ufficiali maggiori e minori così “regi come dei baroni”.(Privilegio della Camera della Sommaria del 19 agosto 1772, Archivio Associazione Amici degli Archivi onlus).
Nell’elenco onomastico delle “cittadinanze” conservato nell’Archivio di Stato di Napoli non risulta il nome però della Duchessa di Sessa: ulteriori indagini in corso ci permetteranno o di precisare e confermare la “cittadinanza” stessa negli atti della Camera, oppure ci permetteranno di dare un’ulteriore nuovo, anche se piccolo, contributo alle fonti archivistiche del Grande Archivio, con i nomi di Maria Giuseppa e della sorella Maria Carmela Sebastiani. Abbiamo poi l’esempio di Chiara Maione anch’essa proprietaria di beni a Napoli che lascia erede la Congregazione delle Anime del Purgatorio ad Arco di un patrimonio notevole che occupa ancora oggi dieci “tomi” di scritture varie (Archivio Storico dell’Opera Pia Purgatorio ad Arco). Documenti da cui non una ma tante storie potrebbero essere studiate e conosciute, così come le storie delle opere pie, la storia delle donne ma anche e soprattutto la storia di Napoli.